"Eh, già
Sembrava la fine del mondo
Ma sono qua" 
Vasco Rossi
Eh già, sembrava la fine del mondo questo virus uscito da chissà quale cantone da chissà quale pipistrello che ha camminato indisturbato per il mondo.
Eravamo tutti più tristi, impauriti, isolati e ci siamo guardati con sospetto.
Ma oggi, per quanto possibile, è arrivato il momento di scansare la paura un po’ più in là e non monopolizzare le conversazioni con la parola COVID onnipresente.
"Din Don la strega è morta", non ancora, però finalmente possiamo fare finta di essere tornati normali con la mascherina.
Abbiamo parlato per mesi di quello che la Lazio era stata, dove sarebbe potuta arrivare e lo abbiamo fatto lasciando i puntini di sospensione, ma è tornato il tempo di stringere le chiappe in questa cavalcata epica.
Poco tempo, partite tutte d’un fiato che non saranno nemmeno digerite davvero, non ci saranno processi televisivi che dureranno mesi.
Il calcio sarà come i soldi: maledetto e subito.
Mi sono fatta un’idea di come sarà rivedere Milinkovic in campo, di Silvio Proto che non andrà in pensione perché si ricomincia, di come ricordare tutte le partite e tutti gli orari.
– Oh, stasera si gioca-... Ripetuto ogni 2 giorni fino al 2 agosto.
Vivremo lontani da quel complottismo assurdo che riempiva intere settimane, ogni commento sulla prossima gara annullerà quello precedente.
Sarà tutto diverso, già con 70 gradi all’ombra il campionato è una roba diversa.
5 sostituzioni, 12 partite in poco più di un mese, si vedranno in campo pure i giovanissimi, non è detto che non assisteremo in fretta e furia alla nascita di un nuovo campione.
Tendiamo allo scetticismo quando si parla di "Primavera aggregati". Beh, vi dò una notizia: non c’è tempo nemmeno per essere sciettici.
Quello che succederà, sarà la riscoperta di un calcio all’antica, poche chiacchiere perché, tutto ciò che sarà scritto il giorno dopo, sarà già stantio. Anche le cazzatelle che scrivo io.
Il calcio post-coronavirus non sarà uguale a quello che avevamo prima, questa è la verità che tutti fingono di non conoscere.
Stadi silenziosi, sino ad  un possibile rientro a luglio ma senza gli ultras che Spadafora vuole tagliare fuori.
Diciamo che rimarranno i tifosi da salottini fiorati con tanto di cuscini abbinati, quelli del tè caldo in costose tazze di porcellana, ma forse è solo una mia idea, solo un pizzico di antipatia nata durante il lockdown verso il Ministro dello Sport.
Non è un paese per "case di bambole", vogliamo tornare ad urlare con l’hot dog liofilizzato nella mano destra e la birra Peroni nella sinistra.
Il calcio post- coronavirus non sarà uguale.
Questa è la verità che facciamo finta di non conoscere.
Il calciomercato sarà figlio della gattina presciolosa, meno "faraonico" e più "va beh damme quello che c’hai".
Nella speranza che ogni giocatore non sia stato spremuto fino al midollo dal campionato stesso.
Vedremo in campo squadre più lente, formazioni più traballanti perché si sa, il tour de force già di per sé è stancante e se aggiungi 40° all’ombra, allora prepariamoci a rallenty.
-Ma che stanno a fa’ vede’ la moviola?-
-No, è sempre la stessa azione-.
Ma Leiva non lo saprà e continuerà a sdraiare la gente a velocità raddoppiata.
Siamo italiani e siamo malati di pallone.
Siamo stati felici della ripartenza del campionato, forse però, una nota di nostalgia ci coglierà quando ci accorgeremo davvero che il calcio post-coronavirus non è quello a cui eravamo abituati.

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